Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli. Fu trasfigurato davanti a loro…
Mc 9,2-10
qui il testo: bit.ly/3bDvdDS
DAL BUIO ALLA LUCE
«Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne…».
È la paura a suggerire a Pietro questa genialata. È la paura che ci fa cercare rassicurazioni persino nella fede. “Tre capanne” per tenere sotto controllo il Mistero.
Invece, avere fede, non significa piantare una tenda rassicurante, ma significa “ascoltare” il Figlio Amato. E il messaggio di questo Figlio è di una semplicità disarmante: scendere da quella montagna!
A noi non piace scendere. A noi non piace la “cruda realtà” della nostra vita. Vorremmo sempre effetti speciali. Ma per capire la Pasqua bisogna “scendere”. Bisogna bere fino in fondo tutto il calice amaro di quello che siamo, che stiamo vivendo, che ci sta accadendo, per poter seguire davvero il Figlio di Dio.
Nessuno può dire di ascoltare il Figlio, se non prende sul serio ciò che in questo momento sta vivendo, la sua nuda e cruda realtà. Però non con un ascolto qualsiasi, ma con un ascolto di amore.
È sempre difficile scendere dal Tabor, perché è sempre difficile amare ciò che c’è e non ciò che vorremmo ci fosse. Ma il discepolato è esattamente seguirlo con fiducia in questa fatica. È solo così che dal buio si passa alla luce.
“Signore, aiutami ad amare quello che ora c’è nella mia vita, anche se non l’ho scelto, anche se non mi piace.”
don Nino Prisciandaro
Sorgente: <a href="Dal buio alla luce – Vangelo e Vita“>Santa Maria della Stella Terlizzi