Esserci, novembre 2003

 

Sperare

E’ difficile interpretare lo scenario attuale in cui ci troviamo a vivere, capire i sogni e le speranze degli uomini d’oggi, distinguere i segnali forti, a volte contradditori, e spesso disperati che provengono dal mondo.

I cristiani del terzo millennio sono chiamati fortemente dalla Chiesa e dalle circostanze che si impongono ad essere protagonisti di un tempo di vera e propria semina: spargere nel mondo la speranza, investire su alcuni segnali positivi, evidenziando da un lato i comportamenti fonte di speranza, che fanno nascere e annunciano i cosiddetti segni di vita, contrapposti a quelle scelte e a quei momenti drammatici che si definiscono, invece, segni di morte.

Il cristiano stesso è chiamato anzitutto alla speranza, a investire oggi tutta la sua esistenza su questo dono di Dio formidabile e spesso trascurato. A tal proposito è importante rivitalizzare la spiritualità della speranza, preparandoci a vivere intensamente e convenientemente il tempo liturgico dell’Avvento ormai prossimo.

Centro di questo tempo è per noi un fatto certo: il ritorno del Figlio dell’uomo come compimento della storia. Quello che ci viene proposto non è qualcosa che forse potrà accadere, come un sogno che speriamo succeda, ma è completamento per tutti della resurrezione di Gesù: il Risorto è il Signore di tutta la storia e proprio per questo arriva la termine della storia. E tutti lo riconoscono, lo comprendono, lo vedono. A darci speranza è proprio il fatto che Lui viene, nonostante tutto, nonostante le ingiustizie, nonostante i peccati, nonostante le nostre indifferenze, i nostri ritardi, le angosce e le fatiche.

Detto ciò, è facile comprendere che la nostra vita di cristiani deve essere fondata tutta su Gesù, roccia fondamentale, e assecondare con piena fiducia l’azione del suo Spirito, che agisce già prima di noi e porta tutto a compimento, sempre consapevoli che Dio non ci dà speranza perché esaudisce tutti inostri desideri, ma perché realizza tutte le sue promesse.

La vita in parrocchia può fornire sempre a ciascuno di noi l’occasione per ritrovare nella preghiera, nell’ascolto della Parola, nella catechesi, nella carità l’aiuto necessario a sperare.

don Francesco

 

Un arrivederci e un benvenuto

Settembre, tempo di cambiamenti. Per decorrenza dei termini canonici o per anzianità o per desiderio, in diocesi il Vescovo ha introdotto dei cambiamenti che hanno investito anche la nostra comunità.

Don Nicola Felice Abbattista lascia l’incarico di Collaboratore parrocchiale presso la nostra chiesa di S. Maria della Stella per assumere l’incarico di Amministratore parrocchiale presso la parrocchia Immacolata in Molfetta e gli subentra don Nicolantonio Brattoli, anch’egli di Molfetta.

A loro diciamo:

Auguri per un’attività proficua e feconda, caro don Nicola, chiamato ad essere, ora più che mai, uomo tra gli uomini, perché tali siamo prima d’essere Preti, Vescovi e Diaconi.

Ora sei un punto focale nella comunità a te affidata e ognuno vorrà vedere in te l’uomo da guardare con fiducia negli occhi, il confidente e l’amico che ogni giorno “parlerà più a Dio di loro che a loro di Dio”, come ama dire S. Agostino, perché sei divenuto il padre di tutti.

Sii uomo sempre “sino in cima”, come diceva don Tonino, senza stancarti mai, ed allora le tue parole ed i gesti del tuo ministero saranno come musica che si lascia ascoltare anche lontano.

Stringi le fredde mani dei malati, sii conforto ai moribondi, sostegno ai bisognosi, fratello con i bambini ed i ragazzi, raggiungi le famiglie nelle loro case, sii umile con tutti, sostituendo la difesa della ragione con quella dell’amore.

A te, don Tonino, che porti un nome carico di ricordi nella nostra generazione adulta, benvenuto tra noi. Concedici qualche suggerimento sul tuo futuro in mezzo a noi.

Prima di tuffarti in piani di lavoro per i compiti a te affidati che diano profumo di aria nuova, poiché siamo chiamati al ministero non per desiderio ma per vocazione, poniti sempre dinanzi a Colui che ti ha chiamato chiedendogli: “Signore, cosa vuoi che io faccia?”. E, quando avrai sentore del compito a te affidato e la delusione dei risultati tenderà a sostituire l’esuberanza iniziale, ancora una volta poniti dinanzi al Signore per dirgli: “Dammi, Signore, che ti possa amare sempre più e di continuare a restare sempre accanto a Te che con il tuo amore mai deludi me”.

Il resto poi verrà da sé, sapendo che il bene non si disperde, ma si espande, sempre.

don Mario, diacono

 

Il significato di una marcia in più

Anche quest’anno ad Assisi sono accorsi migliaia e migliaia di giovani per inneggiare alla pace. E’ uno spettacolo incredibile vedere tanta gente unita in un solo intento, ma quale?

Quello insopprimibile di liberare il mondo dalle guerre? Quello di eliminare dal mondo l’imperversare dell’ingiustizia? Oppure realizzare, nientepopodimeno, questi obiettivi tuti insieme? Ma ciò non significa eliminare il Mare dalla faccia Terra? E tutto questo non significa cadere nell’utopia?

Allora quei giovani lì ad Assisi hanno tentato di sconfiggere l’utopia. E allora? Che male c’è? Dov’è il problema? Ci si trova di fonte a tanti don Chisciotte contro i mulini a vento? No e poi no.

Siamo invece alle prese con testimonianze vere, con chi ha dei forti ideali in cui credere ed è pronto a marciare per essi, a gridarli al mondo intero, a presentarli concretamente con la propria presenza e con la propria azione, giorno dopo giorno.

Se aspettiamo che i cambiamenti della società vengano dai nostri uomini politici che tramandano modula arcaici di potere – come amava dire il nostro vescovo don Tonino Bello – se aspettiamo che si muovano i nostri uomini di cultura, lenti ad accorgersi che si stanno vivendo tempi di un grande passaggio e non lasciano fermentare la pasta nella madia” allora siamo destinati a soccombere agli schematismi e all’ipocrisia che la società ci impone.

Combatteremo altre guerre, inventandoci altri pretesti assurdi, accetteremo dittature imposte in modo sempre più subdolo, svenderemo i nostri principi e i nostri valori al miglior offerente, trovando una giustificazione a tutto, riducendo la nostra vita ad uno squallido ed insignificante scorrere di attimi, uno dopo l’altro, in una spersonalizzazione sempre più avvilente.

Ecco perché Assisi deve rappresentare, per chi come noi ha fiducia in un mondo migliore, un’esperienza che dà spessore alle nostre speranze.

Francesco Santeramo

 

Non tutto è Sanità

L’agonia dell’Ospedale “M. Sarcone” di Terlizzi cominciò qualche anno fa, con il lento ma costante impoverimento di servizi e di personale.  Un passo avanti e due indietro: apre l’UTIC (Cardiologia) e chiudono l’Ortopedia e l’Odontoiatria, pian piano anche l’Oculistica. Così, lentamente, fino all’estate del 2002, nel silenzio ma nella certezza che mai nessuno avrebbe smantellato la Ginecologia, la Neonatologia, la Pediatria. Invece, non è stato così:

-Nell’estate 2002 la Regione Puglia, con il Piano di riordino della rete ospedaliera, delibera la soppressione di gran parte dei reparti presenti nell’Ospedale “M. Sarcone”: è una sentenza di morte! La popolazione reagisce con determinazione: non è giusto! Chiudono gli ospedali che funzionano e potenziano quelli scassati.

-Nell’ottobre 2002 il Comune ricorre al TAR contro la deliberazione della Regione Puglia. Il TAR respinge la richiesta di sospensione degli atti e poi dà definitamente torto al comune, dichiarando improcedibile il ricordo stesso.

-Nell’estate 2003 il Comune propone appello davanti al Consiglio di Stato contro la sentenza del TAR.

-Nell’autunno 2003 viene depositato presso la Procura della Repubblica un esposto-denuncia e un libro bianco sulla falsificazione dei dati su cui la Regione Puglia basa tutto il Piano di riordino della rete ospedaliera, dati che danneggiano l’Ospedale “M. Sarcone” e ne decretano il ridimensionamento.

-Il 3 novembre scorso la Direzione Generale dell’AUSL Ba/1 emette un ordine di servizio che sospende tutti i ricoveri, sopprime quasi tutti i reparti e le unità operative dell’Ospedale “M. Sarcone” (Ortopedia, Chirurgia Generale, Ostetricia e Ginecologia, Chirurgia Plastica, Oftalmologia, Pediatrie e Neonatologia, Centro Trasfusionale) e istituisce nuove unità operative (Gastroenterologia, Pneumologia e Riabilitazione respiratoria), ma senza precisare da quale data e senza indicare i posti letto disponibili.

-Nel pomeriggio del 3 novembre il Comune ricorre al TAR contro il suddetto ordine di servizio.

-A mezzanotte del 3 novembre il Sindaco, il Consiglio Comunale e la Giunta si recano in ospedale e chiedono di essere ricoverati. E’ un chiaro segno di protesta verso la decisione della Regione e della AUSL Ba/1 di chiudere l’ospedale. Il ricovero è negato, perché i ricoveri sono sospesi.

-Nel pomeriggio del 4 novembre di nascosto, coperte con lenzuola, cercano di “portarsi via” le incubatrici della Neonatologia: è il primo atto di smantellamento. Il popolo reagisce in pochi attimi: decine id persone si radunano e proteggono con i propri corpi le incubatrici, si pongono davanti al furgone che deve trasportarle. Così fino a notte fonda. Il Sindaco intraprende trattative con la AUSL Ba/1 ed emette un’ordinanza di chiusura delle strade intorno all’ospedale. Intanto, a causa della sospensione dei ricoveri nel locale nosocomio, si sono creati non pochi disservizi negli ospedali dei paesi viciniori per la scarsa capienza delle loro strutture.

-La mattina del 5 novembre l’ospedale è pieno di poliziotti e agenti in borghese. Cercano ancora di “portarsi via” le incubatrici, ma il popolo resiste, proteggendole con i propri corpi. Nel frattempo è in corso un consiglio comunale permanente, nel corso del quale interviene anche il Vescovo, Mons. Luigi Martella, che condanna la decisione della Direzione Generale dell’AUSL Ba/1.

-Il 6 novembre il TAR emette sospensiva dell’Ordine di servizio della AUSL Ba/1 che smantellava i reparti dell’ospedale: ci danno temporaneamente ragione.

-Il 19 novembre scorso il TAR Puglia si è espresso negativamente sul ricorso. E’ sgomento e delusione, ma non ci arrendiamo: ricorriamo il Consiglio di Stato e mettiamo in atto azioni di resistenza passiva in attesa della sentenza definitiva.

-Stiamo difendendo l’ospedale come si difende un pezzo della propria storia. Abbiamo fiducia nella Magistratura e nelle istituzioni che, siamo certi, sapranno difendere il bene delle persone e non lasceranno scoperto di servizi sanitari un territorio così vasto.

-Episodi ed avvenimenti che… insegnano a tutti a considerare molto di più l’importanza della partecipazione dei cittadini alla vita e alla crescita del proprio territorio.

Santina Mastropasqua

 

Chiese vuote

Qualche anno fa avevamo una piccola chiesa dove in certe occasioni si faceva fatica ad entrare, tanto che diventava difficile rispettare il precetto domenicale. Oggi ne abbiamo una grande in cui è possibile star comodi che però raramente si riempie. E non è soltanto un effetto ottico, un problema di proporzioni legato alle maggiori dimensioni dell’ambiente.

Sebbene la nostra parrocchia sia in espansione, è fuor di dubbio diminuito il numero dei praticanti. Alle varie funzioni capita più spesso di incontrare le stesse persone, ormai di una certa età, mentre i giovani latitano sempre più. Parecchi disertano presto. Non arrivano nemmeno alla cresima. Si fermano alla prima comunione, vissuta probabilmente in maniera inconscia data l’età ancora acerba. Ma mancano all’appello anche molte coppie giovani che sono in realtà numerose nel territorio.

Questo non è solo un problema della nostra comunità, tanto che recentemente è stato posto in particolare evidenza dall’arcivescovo di Milano. Quali le cause? Negli ultimi anni la Chiesa è andata incontro ad una strisciante restaurazione, in controtendenza rispetto al Concilio Vaticano II, che tende a privilegiare l’aspetto dottrinale su quello operativo. Così, probabilmente per reazione, nel singolo da una religione definita si regredisce alla religiosità naturale, sebbene permeata proprio dall’insegnamento e quindi dai principi del cattolicesimo. Ecco perché, malgrado la crisi, tuttora persistono diffusamente l’amore ed il rispetto verso il prossimo, la solidarietà, la carità.

Giuseppe Gragnaniello

 

Sorgente: <a href="Esserci, novembre 2003“>Santa Maria della Stella Terlizzi

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