Perché sia 2000 …anzi, Giubileo
“Il Grande Giubileo dell’Anno 2000 è alle porte … Sarà un evento che verrà celebrato contemporaneamente a Roma e in tutte le Chiese particolari sparse per il mondo … Il tempo giubilare serve per sospingere l’uomo alla conversione ed alla penitenza, principio e via della sua riabilitazione e condizione per recuperare ciò che con le sole sue forze non potrebbe conseguire: l’amicizia di Dio, la sua grazia, la vita soprannaturale, l’unica in cui possono risolversi le più profonde aspirazioni del cuore umano… Questa consapevolezza impegna la comunità dei credenti a vivere nel mondo sapendo di dover essere « il fermento e quasi l’anima della società umana, destinata a rinnovarsi in Cristo e a trasformarsi in famiglia di Dio… (Giovanni Paolo II).
Le parole del Papa ci rivelano l’importanza del momento che stiamo vivendo. Non vogliamo sminuire l’intensità dell’attesa cronologica: il fatidico 2000 polarizza l’attenzione di tutti per l’enorme significato che questo passaggio epocale assume. Ma come comunità cristiana non possiamo dimenticare appunto l’impegno del Giubileo, “anno di grazia del Signore”, momento forte che non possiamo lasciare scorrere invano, come il Papa ci ha ricordato. Ed è proprio in questo tempo estivo, tempo di giusto riposo e di possibile recupero di energie fisiche e spirituali, che dobbiamo cominciare a fare spazio nella nostra mente all’invito alla festa dell’Anno Santo, a chiederci soprattutto di quale gioia vuole consumarsi la nostra vita.
La Vergine Maria, stella di ogni nostro cammino, voglia intercedere con particolare intensità per noi in questo tempo, affinché possiamo ottenere l’abbondanza della grazia e della misericordia e gioire insieme per i duemila anni trascorsi dalla nascita del Salvatore.
don Francesco
Ho in mente un sogno
Affermare che il sogno è parte della nostra attività umana non fa notizia, ma il desiderare vederlo realizzato lo trasferisce su un piano diverso.
La chiesa già consegnata, il verde attrezzato con i suoi lavori in corso, il campanile mai perso di vista, la fontana posta nel nostro villaggio parrocchiale, la possibilità di poter vedere allargato il verde sino alla Stazione dei Carabinieri, la necessità mai sopita di poter usufruire dei servizi di bus e commerciale nella zona 167 unita a quella di allargare l’uso del salone alle espressioni artistiche e culturali presenti sul nostro territorio, perché venga maggiormente valorizzato, fanno da cornice ad un’idea grande, di poter cioè costruire sul terreno di proprietà della chiesa attualmente libero una “Cittadella di servizi”, di una “diakopoli”, affinché preghiera, annuncio e servizio siano le sezioni del nostro essere cristiani nel mondo reale nel quale viviamo.
Così, mentre lo sguardo si volge al passato e la mente si ferma ad analizzare il presente, il sogno vede nella diakopoli una struttura in grado di offrire servizi quali nuoto, tennis, un campo polivalente, ecc.
E’ utopistico, lo so, ma mi piace sognare alla grande per una comunità ed un paese che ama essere grande, sapendo che i grandi sogni si realizzano insieme, condividendone le ragioni, la speranza e la fatica.
Ma un grande sogno ha bisogno di grandi progetti e di tanto coraggio da parte dell’Ingegnere che progetta, del Politico che caldeggia, dell’Amministrazione che sostiene, della Comunità che spinge, del Parroco che esorta e di me, diacono, che, mentre cerco di rendere tutti protagonisti di questo sogno, spero di riaprire gli occhi per godere un giorno, con tutti voi, della sua realizzazione.
Io ci credo.
don Mario, diacono
I tre di Santa Maria
Mi scuseranno don Peppino Barile, don Franco Vitagliano e don Francesco de Lucia se ho scelto questo titolo, parafrasando quello di un film visto tanto tempo fa. E’ certo che, nella storia della nostra parrocchia, sono stati loro i protagonisti che hanno segnato momenti significativi e indelebili. E don Francesco riceve senz’altro un’eredità di tutto rispetto.
Giovedì 11 marzo, tre giorni prima della dedicazione della nuova chiesa, i tre parroci hanno amabilmente intrattenuto i numerosi fedeli presenti, parlando di ciò che è stato ed è importante ricordare nella storia della Parrocchia di Santa Maria della Stella.
Premetto che, per motivi di sintesi, non è possibile riferire tutto ciò che è stato detto, però, chi fosse interessato potrebbe ricevere copia delle tre relazioni presso la nostra redazione.
E’ inutile considerare che la relazione più nostalgica è stata quella di don Peppino, il quale ha rievocato le tappe più suggestive della storia della parrocchia, sin dal lontano 1970, quando mons. Settimio Todisco gli affidò la cura pastorale dell’erigenda nuova parrocchia, che era una “chiesetta buia, desolata – dice il sacerdote – bisognosa di un pronto restauro e di una sagrestia”. Grazie alla Congrega della Stella, il cui presidente era il signor Nicola Mangiatordi, e a un buon numero di buoni parrocchiani, i lavori iniziarono: si acquistò l’arredo sacro, banchi, mentre altre cose furono donate. Spesso – lo stesso don Peppino dice – ha contribuito egli stesso, con grande sacrificio personale, a dotare la chiesa di oggetti importanti.
Memorabile fu il 22 aprile 1972, data in cui, nel primo anniversario della parrocchia, fu consacrato l’altare e la chiesa fu riconsegnata ai fedeli nella nuova veste. E’ grande responsabilità, da parte mia, sintetizzare, perché non è facile scegliere tra tutte le notizie di cui è zeppa la relazione; mi limiterò a citare dei nomi: la signora Rosa de Sario, che ha costituito la dote ed ha consentito che la chiesa ottenesse il riconoscimento ufficiale; il cav, Luigi Urbano, prezioso collaboratore di don Peppino; il vescovo mons. Aldo Garzia, che fu il primo a dare a don Peppino la lieta notizia della concessione del terreno da parte del Comune per il nuovo centro parrocchiale; don Tonino Bello, che ha stornato somme dalla parrocchia di S. Achille di Molfetta per costruire i locali per il ministero, fintanto che il 10 febbraio 1985 fu posta la prima pietra del centro parrocchiale, che fu inaugurato nel dicembre 1986 da mons. Bello, il quale tre anni dopo chiese a don Peppino di assumere l’incarico di Penitenziere del Capitolo di Molfetta.
La parrocchia fu consegnata al nuovo parroco, don Franco Vitagliano, il quale, ricevuto l’incarico e insediatosi nella nuova realtà, si accorse subito di un gruppo di giovani che, egli dice: “avevano tanti sogni nel cassetto, che volevano far diventare realtà, e quei sogni li hanno tirati fuori, uno per volta, chiedendomi di aiutarli a coniugarli con la vita”. I sogni cui si riferisce don Franco erano quelli di far diventare la parrocchia una comunità di amici, di persone unite nella stessa fede: la realizzazione di un giornale; la possibilità di vivere in un quartiere in cui i ragazzi potessero giocare e incontrarsi con gli adulti; di crescere con l’esperienza della missione; di rendere possibile il tutto, come se avessero una bacchetta magica. Non si sono resi conto però che spesso la vita distrugge i sogni: i condizionamenti dei politici, la freddezza degli altri, l’apatia con cui sono state accolte le loro idee, li hanno spinti a chiudersi in se stessi, a cercare nella casa parrocchiale un luogo in cui appartarsi e pregare. “Però qualche seme importante, qualche loro sogno è stato comunque raccolto”, spiega sempre don Franco.
Gli adulti hanno formato un comitato di quartiere, evidenziando le promesse non mantenute. Hanno, pure loro, sognato una chiesa più grande, hanno realizzato le esperienze estive dei campi-scuola, sperimentato la solidarietà, ospitando due famiglie di albanesi, e tanto ancora. Stentava a decollare solo il sogno più importante, la chiesa nuova, che ha visto la completa e definitiva realizzazione con don Francesco de Lucia, fiero che questo avvenimento sia giunto proprio alla vigilia del Giubileo del 2000. Il nuovo parroco, che ha concluso la manifestazione con il suo intervento, riconosce di sentirle tutte le responsabilità che derivano dall’azione pastorale di un chiesa nuova e importante, come quella di Santa Maria della Stella. “Però – ha concluso – la preghiera che vogliamo rivolgere a S. Maria della Stella è che ciascuno di noi, qui in parrocchia, possa d’ora in avanti, abbandonare l’atteggiamento di chi si serve della comunità e assumere lo stile del servizio generoso e disinteressato, nella logica dell’umiltà evangelica, e crescere nel senso di appartenenza. Appartenenza alla comunità fondata nella comune professione di fede in Gesù risorto”.
Francesco Santeramo
Una Comunità in movimento per una Chiesa in crescita
Descrivere tutto quello che è successo ultimamente nella nostra comunità parrocchiale è davvero difficile. Nel giro di poche settimane si sono organizzate una serie di iniziative che hanno visto impegnate tante donne che hanno donato, con tutto il cuore e l’amore possibili, il loro tempo e le loro mani, i loro sorrisi e la loro fatica.
Prima per i mazzettini di fiori secchi per la Giornata della Donna, poi per le pulizie della nuova chiesa e poi per la Settimana della pasta fresca. E’ stato bellissimo vedere impegnate, per un unico scopo, tante donne insieme, amiche sempre nuove o vecchie, di ogni età, che per giorni hanno condiviso entusiasmo, lavoro, allegria, stanchezza, preghiera e battute varie.
Si sono scambiate idee, ricette, modi di fare, chi ha insegnato e chi ha imparato cose nuove, il tutto in una deliziosa atmosfera di fraternità, condivisione e comunione. Vogliamo solo sperare che quest’unione continui sempre, ogni volta che c’è da fare qualcosa per l’uno e per l’altro.
Se queste iniziative hanno visto impegnate le donne in prima linea, la Mostra mercato dell’artigianato ha visto invece un gruppo di uomini che, con tenacia e passione, hanno bussato ripetutamente, e non sempre accolti con benevolenza, al cuore di artigiani ed artisti del nostro territorio, ma i loro sforzo è stato freso visibile da una realizzazione veramente degna di lode.
L’eco della mostra non si era ancora spenta quando un gruppo di bambini, ragazzi, giovani ed adulti hanno dato vita, superando difficoltà per mancanza di strutture, alla rappresentazione teatrale della Festa della Mamma, arricchendo ulteriormente la mappa di un laboratorio pieno di vita.
Anche i nostri giovani quest’anno, alla chiusura dell’anno scolastico, si sono preoccupati dei ragazzi del quartiere, generando percorsi ed animazioni, perché l’estate non diventi vacanza di attenzioni.
Grazie a tutti voi per il servizio reso ed insegnato, anticipo di un altro grazie preparato per voi dal Signore, che amate e che amiamo e per il quale continueremo a lavorare nel nostro cantiere, sempre in fermento per idee ed iniziative.
Ivana, Carmela, don Mario
Iniziativa “Verde attrezzato”
Lettera alla Redazione
Confesso che per me è stato estremamente gratificante leggere l’articolo pubblicato sulle pagine del vostro periodico, a proposito dell’area a verde attrezzato che sorgerà in adiacenza al sagrato della nuova chiesa di S. Maria della Stella. Il giardino, con i suoi giochi, i suoi alberi e le sue panche sarà di certo un luogo ove trascorrere ore liete, una piccolissima “oasi” a servizio dei nostri bambini e dei nostri anziani.
E pensare che tutto è nato quasi per gioco nel 1993, con don Franco Vitagliano (cui va un caro saluto), da semplici comuni “fantasie” sul destino della zona adiacente la chiesa.
Tutto si concretizza ora, quasi per caso! Casualità? Sicuramente Provvidenza! …nel significato più vero del termine.
Non si spiegherebbe altrimenti la fantastica sinergia che ha portato alla concretizzazione di questa piccola opera pubblica, prodotto di volontà forti, trasversali.
Il mio grazie va dunque in più direzioni:
-a don Francesco De Lucia e don Mario D’Elia per la loro tenacia;
-ai tecnici miei collaboratori: l’ing. Francesco Cerrotti, i geom. Damiano Pellegrini e Gioacchino Urbano, per la dedizione ad un progetto senza compenso;
-all’assessore all’Urbanistica, Sandro Blasi e ad Armando D’Elia (della segreteria CCD) per i forte e quotidiano impegno;
ed a color i quali, e vi assicuro sono tanti, hanno sostenuto il nostro agire.
Ing. Vincenzo di Tria, Sindaco di Terlizzi
Risposta
Un ringraziamento sentito all’Amministrazione comunale che ha mostrato sensibilità ed apertura mentale e umana per aver condiviso ed avallato l’iniziativa di allestire ed attrezzare un utilissimo spazio verde nelle immediate adiacenze della nostra chiesa. Un grazie di cuore. Formuliamo inoltre un augurio vivissimo per un proficuo lavoro futuro.
La Redazione
Sorgente: <a href="Esserci, luglio 1999“>Santa Maria della Stella Terlizzi