Esserci, aprile 1998

 

Pasqua: il giorno della salvezza

Si avvicina la Pasqua, carissimi, e con essa il tempo in cui vogliamo far rifiorire la speranza, nonostante tutto. Anche noi dobbiamo risorgere con Cristo. Può sembrarci assurdo, ma Egli si sottrae alla nostra vista, affinché noi possiamo seguirlo più da vicino, da veri discepoli, nel cammino della fede.

Tutti dobbiamo pregare, invocare il dono dello Spirito, perché ci insegni a “cercare le cose di lassù”, come ci ricorda l’apostolo Paolo; dimostrare che apparteniamo a Lui, che il nostro cuore è risorto con Lui.

E il pensiero va subito al nostro fratello Giuseppe Albanese, che ha terminato il proprio cammino in questa storia, assimilato totalmente nella sofferenza a Gesù crocifisso. Veramente è tornato al Padre e la sua vita è ormai nascosta in Dio, perché è volere di Nostro Signore essere conformati a Lui, non solo nella croce, ma anche nella trasfigurazione e nella gloria.

Il Signore della vita ci dia la capacità nella fede di non considerare inutili gli sforzi generosi di tanta gente a favore di Giuseppe, giacché ogni dimostrazione di amore autentico verso i fratelli è davanti a Dio più preziosa di qualsiasi altra cosa.

Come dice André Frossard: “l’amore, infatti, che sa essere e non essere perché l’altro sia, che aggiunge l’eternità a tutto ciò che appassisce e scorre via, l’amore che crea dal basso, fa risorgere anche se stesso“.

Buona Pasqua in Cristo!

don Francesco

 

Caro fratello Giuseppe,

mentre ti scrivo, a nome di tanti, penso a chi affidare questo scritto per fartelo recapitare, poiché tu ora abiti in un paese bello e spazioso, dove scorre latte e miele.

Chissà quanta posta arriva lassù dagli uomini e se molta porta il sigillo de dolore, della sofferenza e della incomprensione c’è sicuramente chi trasmette di tanto in tanto un telegramma i ringraziamento al nostro postino Cherubino.

Ti rivolgo il grazie di tanta gente semplice ed umile, colta ed istruita, che han fatto posto nei loro pensieri e nel loro cuore per te, e quello dei bambini che hanno voluto rinunciare ad un desiderio coltivato pensando a te, perché insieme ci si è scoperti famiglia e famiglia solidale dove la preghiera ha trovato il suo spazio vitale.

Ricordati dei tuoi cari, e di noi, perché il nostro è ancora un volto solcato dai rivoli di lacrime, mentre tu vivi la consolazione e la pace.

Parla di noi a Colui che regge l’universo, perché nella pazienza non ritiri la sua benevolenza; e poiché ti ha voluto nel coro della liturgia celeste ci aiuti a cantarla in quella terrestre.

Eterna Pasqua nel Signore, caro fratello, da noi tutti.

(anonimo)

 

Quando un presepe vive

Cari ragazzi,

sento il bisogno di chiedervi scusa. Sapevo della vostra idea di fare il presepe vivente a Sovereto. Lodai la vostra audace iniziativa e… vi augurai, in cuor mio, che vi riuscisse bene. Ogni tanto mi giungeva voce di quanto stavate facendo: capanne, palizzate, recinti e… sempre in cuor mio dicevo: “Bravi ragazzi!”.

6 gennaio, tra una marea di gente, c’ero anch’io. Nell’attesa guardai su in cielo. Vidi a raduno tutte le stelle. Da lontano giungeva, lieve, un dolcissimo canto. Qualcuno, più in alto degli altri, spiegò che, accanto al portale, c’era un gruppo di bambini che cantavano. Ma a me piacque pensare che a cantare… fossero gli angeli, lassù. In una serata così niente poteva essere impossibile.

Passo dopo passo, spintonata, strattonata, sballottata, arrivai alla sospirata meta. “Attenti ai gradini!” fu l’ultima frase che udii e poi… mi ritrovai in un piccolo, irreale, suggestivo paesaggio. Fu un tuffo nel passato.

Non so com’era Betlemme a quei tempi, ma senza dubbio doveva essere molto simile a quanto vedevano i miei occhi. Toccai con mani tremanti quelle “povere” stoffe. Le sentii fruscianti come sete, fresche come lini.

Sì, ormai quello che vedevo era realtà. Quelle ceste di frutta, quei sacchi di legumi, quel pane fragrante, non facevano più parte della scenografia, ma erano lì perché qualcuno, strada facendo, potesse acquistarli e farne dono alla famiglia di Nazareth che sostava… già… dove sostavano Maria e Giuseppe? Quale capanna li ospitava?

Lo chiesi ad un giovane pastore. Breve e chiara la sua indicazione: “Andate avanti, troverete le friggitrici, più giù ancora le ricamatrici, poi all’angolo troverete il venditore di castagne. Subito dopo girate a destra. C’è un grande albero di limoni, a pochi passi una capanna. Lì troverete quella che cercate”.

Ringraziai il pastore. Lo ringraziai soprattutto perché stette al mio gioco: per non cedere all’emozione, avevo fatto finta di scherzare. Fece finta di scherzare per non cedere all’emozione.

L’acre odore di fumo dei tanti falò fu spazzato via da un provvidenziale colpo di vento. All’improvviso sentii nell’aria un delicato profumo di limoni. “Ci siamo”, pensai, persa nella calda stretta della gente, “Sarà qui”. Cercai verso destra, dove vedevo spuntare la parte superiore di un’ala bianca.

Uno strano silenzio mi avvolse. Finalmente, l’ultimo gruppo si allontanò e, ai miei occhi, apparve un… quadro bellissimo. Un quadro che nessun pittore, per quanto grande, potrà mai realizzare! No, non era una semplice rappresentazione. C’era qualcosa di più, Un pizzico di magia? Nooo.

Guardai i tre magi adoranti. Erano tre giovani che ben conoscevo. Cosa li aveva trasformati in tre Re? Non certo i bellissimi costumi che indossavano… Il mio sguardo stupito si posò su Maria, sul Bambino, poi su Giuseppe… e ad un tratto capii. Quello che dava luce a quel quadro era… l’AMORE.

Ecco perché, cari ragazzi, vi chiedo scusa. Per non averlo capito prima. Vi ritenevo capaci di realizzare (anche se con pochi mezzi) un presepe vivente bello, ma avevo trascurato il fatto che potevate farlo con tanta semplicità, con tanto entusiasmo da trasformare la solita rappresentazione in un capolavoro di realtà.

Il vostro impegno traspariva da ogni piccolo particolare. Ogni particolare rendeva vivo e palpitante ogni ambiente. Ogni ambiente era vibrante di vitalità. E… si sa, dove c’è la vita, gratta gratta, alla fine trovi l’amore.

Ricordai le parole del pastore: “Lì troverete quello che cercate”. Sì, in quella capanna, tra veri Angeli, grazie a voi ragazzi ho trovato… Dio!

Lina De Palo

 

Speciale Azione Cattolica

Con l’assemblea parrocchiale di Azione Cattolica, del 13 e 14 febbraio scorsi, è iniziato il cammino che ci porterà via via, coinvolgendo ogni singolo aderente, prima all’assemblea diocesana del 27-28-29 marzo e successivamente a quella nazionale, nel mese di dicembre.

Questa X assemblea si colloca in un momento particolare per la Chiesa tutta, orientata com’è verso il III millennio, chiamata a dare risposte concrete a chi Chiesa non è, a chi da essa si considera fuori, travagliata da spinte interne che la vogliono innovativa, al passo coi tempi, ma che non può dimenticare la sua origine, la sua vera natura.

Ed è particolarmente “sentita” la tensione dell’Azione Cattolica ad essere più fortemente ciò per cui è sorta, a riscoprire la sua identità di laici cristiani, chiamati ad essere ponte tra la Chiesa e il mondo intero, ad incarnare nella quotidianità il volto di Cristo.

Anche la nostra realtà locale rispecchia questo disagio, che più marcatamente è visibile nel sentirsi smarriti nella corrente, nell’essere uno tra gli altri, ma altrettanto forte si avverte la voglia dei giovani nel “fare”, la fame di stare insieme delle famiglie, nella ricchezza della propria esperienza partecipata alle altre, nella condivisione con chi non ha (cibo, salute, Parola).

Coraggio, dunque. Lo stile non ci manca (…quanto bene ve lo abbia insegnato Michele Cagnetta è fin troppo evidente!), la strada la conosciamo, andiamo dunque a fare “Chiesa tra la gente”.

Michele Lamparelli

 

Chiesa: lavori in corso

Una creatura fatta da mani d’uomo prende sempre più forma e mostra il suo aspetto definitivo. Sto parlando naturalmente della chiesa in costruzione ed in molti già si stanno interrogando sul tempo della sua dedicazione, azzardando, se non la data, almeno il periodo.

Ma l’impazienza non può prescindere dalla realtà dei fatti e quel reticolo parzialmente colorato posto sulla mappa della chiesa in costruzione e visibile nell’attuale chiesa parrocchiale mostra come lo stato di avanzamento dei lavori precede abbondantemente lo stato di raccolta dei fondi per la costruzione da parte della comunità.

Quell’iniziativa sorta sotto l’insegna “Un po’ del mio cuore per la Casa del Signore”, partita a giugno dello scorso anno, mentre mostra sempre più la veste della “Casa del Signore”, non altrettanto si può dire di quel “po’ del mio cuore”, che pure doveva accompagnare se non precedere la costruzione.

Solo 150 famiglie delle 1200 residenti vi ha sinora aderito

Con quell’iniziativa avremmo potuto saldare solo il costo della costruzione e poiché è ben che in ogni famiglia che si rispetti le cose si sappiano come stanno, ecco alcuni preventivi di spesa inseriti nel progetto (vedi tabella) mentre altre sono in fase di definizione.

Per il costo del campanile (200 milioni di lire) abbiamo parlato con il Presidente dell’Associazione commercianti terlizzesi il quale ha promesso di investire la categoria del problema per aiutarci nella soluzione e lo stesso ci si augura avvenga anche per altre categorie professionali.

Ognuno si senta parte di quest’opera e scelga il modo di “esserci”!

Non è bello stare alla finestra a guardare mentre c’è tanto lavoro da fare.

don Mario, diacono

 

Quant’è grande il nostro cuore ?

Quanto più grande dovrebbe essere la meraviglia nel visitare le grandi chiese del passato se pensiamo alle difficoltà che stiamo incontrando per costruire la nostra nuova chiesa. Una chiesa che, ben che vada, non avrà marmi pregiati o stucchi dorati, sculture imponenti o dipinti di grandi maestri. Indubbiamente i tempi sono cambiati: altra era allora la disponibilità dei fedeli come dei costruttori stessi che han reso possibili cose oggi nemmeno immaginabili.

Sono tra quelli che si è assunto l’onere della raccolta porta a porta dei fondi necessari. Tanti, in verità. In questo caso non è questione di carità ma di generosità  L’ho fatto di buon grado, pensando che fosse un’altra buona occasione per essere utili e convinto della necessità di stimolare le coscienze. Alla fine il giro mi ha lasciato piuttosto deluso.  Molti hanno contribuito di slancio, parecchi per quel che potevano, troppi hanno fatto capire che non gliene importa molto.

Eppure, forse l’avrò già detto, la Chiesa ci segue e ci serve dalla nascita alla morte: se crediamo, molti eventi importanti della nostra vita li viviamo tra le sacre mura. Alla Chiesa affidiamo i nostri figli per una sana educazione, ma anche per toglierceli un po’ di torno. Se ciò non è possibile, protestiamo pure, come dell’angustia degli spazi attuali. Ma non facciamo molto per la nuova Casa del Signore. Perché non dare un po’ più del nostro cuore?

Giuseppe Gragnaniello

 

La strada

La strada dove io sono cresciuto è chiamata viale Aldo Moro. Questa strada è una delle più belle per noi ragazzi perché, essendoci fossi, possiamo giocare con i rollerblade, con lo skeitball e la bicicletta. In tutti questi anni non ho visto un incidente e non c’è nemmeno tanto traffico.

Nel mio quartiere ci sono molte case che assomigliano a delle navi senza punta; nel mio quartiere c’è una caserma dei Carabinieri con due grossi cannoni; nel mio quartiere c’è un Centro parrocchiale e, a fianco, una chiesa molto bella che è ancora in costruzione; nel mio quartiere ci doveva essere anche un grosso Palazzetto dello sport, doveva ospitare i Giochi del Mediterraneo, ma questo non è stato ancora costruito.

La mia strada è piena di fossi ed è troppo grigia. Sarebbe bello vedere su quel grigio un po’ di verde, sarebbe bello avere un parco giochi e dei campi per fare entusiasmanti partite di calcio.

Qualche volta io e i miei amici, il pomeriggio, andiamo a fare un giro con la bici per la strada e ogni volta, vedendola, ci piace sempre più. I palazzi sono grandissimi e la mia palazzina ha dei mattoni color perla e il terrazzo ha la forma di una piscina.

Quando ero piccolo la strada non aveva fossi e il profumo dell’asfalto era bello. Io correvo velocissimo come una lepre sulla strada. Ora non sento più il profumo dell’asfalto ma il cattivo odore della fogna e dei rumori insopportabili di una batteria.

A volte chiudo gli occhi e provo ad immaginare la mia strada quando sarò grande: sarà più bella e famosa, anche perché tutte le persone residenti nel mio quartiere dovranno pagare tanti soldi e, chissà, forse tra un po’ di anni non sarà più chiamata zona 167 ma il quartiere residenziale di tutto il mio paese e avrà un grosso e forte recinto.

Sarà proprio un bel quartiere e… magari non ci saranno più i fossi!

Alessio (IV elementare)

 

Santa Pasqua a…

Santa Pasqua a tutti gli emarginati, ai malati nel corpo e nello spirito.

Santa Pasqua a coloro che non contano niente, che si sentono falliti, che non trovano pace, a chi non ha il coraggio di cambiare.

Santa Pasqua ai disoccupati, a coloro che sono nelle varie povertà, a chi non vede ancora il suo futuro, a chi è solo e non ha da mangiare.

Santa Pasqua agli studenti, alle casalinghe e a tutti coloro che lavorano, non tanto per la riuscita nella vita sociale, quanto perché siano testimoni del Risorto e diano gioia a tutti quelli che incontrano.

Santa Pasqua a tutta la comunità, che scopra, giorno per giorno, la presenza viva del Risorto.

La Redazione

 

Sorgente: <a href="Esserci, aprile 1998“>Santa Maria della Stella Terlizzi

You may also like...

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.