Esserci, dicembre 1997

 

Ancora un augurio

La parrocchia costituisce di fatto, ancora oggi, la prima ed insostituibile forma di comunità ecclesiale, strutturata e integrata, anche come esperienze articolate e aggregazioni intermedie che ad essa devono naturalmente convergere e da essa non possono normalmente prescindere.

La parrocchia appare sempre meglio come la struttura su cui acquistano rilevanza l’evangelizzazione, la spiritualità centrata sull’Eucarestia, la testimonianza della Carità, specie a favore degli ultimi.

Anche qui, nella nostra comunità, la parrocchia deve accettare di stare dentro il fiume della storia, come amava dire don Tonino, perché faccia risuonare meglio la voce dell’uomo, ma soprattutto dare spazio alla voce di Dio.

Inoltre, stando vicino alla gente il più possibile, la parrocchia deve essere strumento efficiente di una carità senza limiti, come senza limiti sono i bisogni dei parrocchiani, dei vicini, che sono pochi, e dei lontani, che sono molti.

Guardando alla costruzione della nuova chiesa, la comunità dei credenti lodi il Signore con gioia; è bello ringraziarlo per quello che ha fatto, dolce ripensare alla sua presenza nella storia.

Si ringrazi il Signore perché fa a noi questo dono anche per le mani di Maria sua madre; così pregava don Tonino: “O Maria, tu non stare a guardare come andrà a finire. Andrà a finire benissimo se, come te, anche la nostra Chiesa saprà portare nel suo grembo, materno e verginale, Gesù Cristo. Dacci una mano” …e così sia!

don Francesco

 

Un cammino insieme, crescendo in Dio

Sono certa che ogni parrocchiano sta accompagnando con lo sguardo la crescita della nuova chiesa, che giorno per giorno vediamo venir su, pilastro dopo pilastro e di volta in volta si cerca di scrutare cosa c’è di nuovo rispetto al giorno precedente.

Anche la comunità parrocchiale è in crescita e la nostra preghiera unanime deve essere quella che alla costruzione materiale dell’edificio corrisponda, con l’aiuto dello Spirito Santo, la crescita spirituale di tutte le anime che appartengono a questa parrocchia.

Proprio per questo si sta lavorando, formando vari gruppi per un cammino formativo spirituale che coinvolga tutti, dai più piccoli agli adulti. Un’attenzione particolare viene data al gruppo famiglia, data la fondamentale importanza che questa ha nella vita sociale e spirituale, dentro la quale ha origine e si prepara il futuro delle coscienze.

Così, come per gli anni scorsi, si stanno avviando gli incontri per i corsi formativi delle coppie, a cominciare dai nubendi in preparazione al matrimonio, e proseguendo con le famiglie costituite, organizzate in funzione dell’età dei loro figli, perché nel gruppo ci sia condivisione e partecipazione diretta.

Il cammino formativo spirituale, che si svolge nell’arco temporale di un anno scolastico, indurrà i partecipanti a riscoprire la gioia dello stare insieme e meditare sui valori della vita, il rapporto genitori-figli e comunità sociale ed ecclesiastica. La riflessione sulla Sacra Scrittura completerà la riscoperta dell’importanza di essere un’autentica famiglia cristiana.

Sono previsti incontri mensili dei vari gruppi, in una riunione plenaria, dove il confronto individuale diventa ancora occasione di arricchimento della propria formazione spirituale. Forse le distrazioni dei “tempi moderni” ci hanno limitato il gusto dello stare insieme, però la nostra parrocchia ci viene incontro offrendoci un’opportunità che sta a ciascuno di noi saperla cogliere e farla propria per un cammino di vita cristiana.

Aspettiamo le famiglie e quanti hanno desiderio di crescere nello spirito rendendosi testimoni del proprio cristianesimo.

Santina

 

Il Messaggio di Padre Pio

La missione di Padre Pio è tutta qui: portare Dio all’uomo e l’uomo a Dio. Ma tutto l’uomo, come fece Gesù.

Padre Pio ci insegna a non scoraggiarci nello sforzo di identificarci col Cristo. Bisogna attingere forza, richiamandoci alla potenza della Croce, che è potenza di Dio. La Croce viene in aiuto alla debolezza dell’uomo, gli comunica la forza della Resurrezione e la speranza della vittoria.

Occorre cerca Cristo, in noi stessi e con tutte le nostre forze; occorre trovarlo, trattarlo, amarlo. Se siamo decisi ad agire con impegno serio e con volontà determinata, abbiamo già garanzia di averlo trovato e già cominciamo a trattarlo ed amarlo e ad avere un dialogo con Lui, che è nei Cieli, ma anche accanto a noi, sul nostro cammino, al nostro fianco, come era a fianco dei discepoli di Emmaus.

Padre Pio ci insegna a non dimenticarci che stare con Cristo vuol dire, senza alcun dubbio, imbatterci nella sua Croce. Egli può permettere che assaporiamo il dolore, la solitudine, le contrarietà, la derisione, perché vuole configurarci a sua immagine e somiglianza e può permettere persino che ci chiamino pazzi, ci calunnino e ci prendano per stolti (anche Padre Pio soffrì molto per le più assurde calunnie).

In questo modo, accettando il dolore, la sofferenza, le tenebre e trasformando, o meglio trasfigurando questi in mitezza, docilità, luce possiamo attingere quella serenità e quella gioia interiore che il demonio vorrebbe strapparci.

Lucia Dell’Aquila

 

Fra’ Vito ci scrive

Carissimi fratelli parrocchiani,

vorrei in queste poche righe farvi sentire tutta la mia riconoscenza per voi: spero di riuscirci, perché non sono proprio un abile scrittore.

Ognuno di noi deve ringraziare e lodare Dio per il dono della propria comunità, perché, per mezzo suo, Dio ci fa suoi familiari, attraverso i sacramenti.

Io però ho forse qualche motivo in più per lodare Dio per voi: voi mi avete dato la possibilità di rincontrare il Signore dopo che da Lui mi ero allontanato.

Grazie al vostro zelo nell’annunciare il Vangelo ai “giovani lontani” come me, io oggi sono qui scalzo a cercare come voi e con voi di seguire le orme di nostro Signore Gesù.

Scrivendo queste poche parole, mi vengono in mente alcuni volti, noti e meno noti, della nostra parrocchia.  Penso sì a tutti quelli che in modo diverso erano e sono impegnati nella parrocchia, ma penso anche a quelle persone che, magari, ho visto una sola volta, a Natale o a Pasqua, anche loro, di cuore a Dio per la libertà che ci ha dato.

Penso poi agli ammalati e ai tanti che soffrono per la propria e altrui ingiustizia, e nei quali per Grazia e per la parola insistente di don Tonino, ho finalmente riconosciuto il volto di Dio.

Prego per voi sempre, perché sempre meglio sappiate lodare il Signore e annunciare la Parola del Vangelo. MI rendo conto che tanti oggi abbiano bisogno di incontrare “chi” gli insegni a sperare, “chi” gli indichi che non è la croce l’ultima parola sulla vita, ma la Risurrezione e la vita con Dio, che incomincia qui e ora per chi si converte e crede.

Vostro fratello minore Vito

 

E’ più bello insieme…

“E’ più bello insieme, è un dono grande l’altra gente…” Questo è stato il motto che ci ha fatto sgolare durante tutto il campo-scuola. E’ proprio vero! Sapete perché? Per il semplice motivo che ci si è accorti di quanto sia bello vivere giornate intere insieme.

Anche quest’anno, infatti, il “treno del divertimento… e non solo” ci ha condotto nel Paese dell’Avventura (Terranova d Pollino, PZ).

Escursioni, falò, giochi, preghiere e tutto il resto, fatto insieme, ci hanno aiutato a crescere e a scoprire il valore della condivisione, che ci unisce sempre in tali occasioni e… magari fosse così sempre, ogni giorno della nostra vita, invece di essere intolleranti in qualsiasi situazione!

Non diamo sempre la colpa allo stress e agli impegni, perché anche al campo diamo superimpegnati, proprio in questi momenti vissuti nell’amicizia con Gesù!

Motti gridati, canzoni stonate, voci rauche, gambe stanche erano i risultati di ognuno di questi giorni, che vedeva noi come protagonisti. Gli effetti ce li siamo portati dietro per un bel po’ di tempo, ma come si spiega il fatto che, nonostante ciò, quegli istanti ci mancano?

Forza allora, impegniamoci a scoprire il valore dell’originalità e della bellezza anche nei nostri giorni qui a Terlizzi, magari sui banchi di scuola, per la strada, a lavoro, perché ci ricordiamo sempre che: non c’è nulla di male a “iniziare a contare”. E’ più bello insieme, anche quando fuori fa freddo e va via la voce e non solo nei momenti più emozionanti dell’estate.

Gianpiero e Anna

 

Ripensiamo la carità

 Da alcuni anni la Caritas diocesana e di conseguenza le Caritas cittadine sembrano adagiate in una condizione di stallo preoccupante. Ma ora più che mai è urgente dare loro nuovo vigore. Oggi che assistiamo ad un crescente dilatarsi dei bisogni: un sempre maggior numero di persone manifesta impellenze non solo alimentari, come in passato, ma anche d’altro genere, come ad esempio di farmaci, segno che, mentre se ne discute sulle modifiche, lo stato sociale è per molti versi già un ricordo.

Occorre pertanto – per dirla con i brutti termini della politica – mettere a punto delle strategie, essere propositivi, indicare delle mete e soprattutto operare. Anche per non perdere l’entusiasmo di quei giovani che con tanta fatica si cerca di coinvolgere, necessario ricambio di tanti adulti che, forse stanchi e delusi, se ne sono andati.

 Occorre inoltre far capire alla collettività che la carità non può essere episodica, in avvento e in quaresima, o quando il parroco sollecita attenzione verso una  particolare necessità. Purtroppo viviamo situazioni di emergenza costante, prima tra tutte il nostro essere terra di frontiera e di passaggio per tanti disperati in cerca di una vita migliore. Cose comunque sotto gli occhi di tutti. Che forse non è che non si vogliano vedere, ma in realtà una crisi strisciante interessa strati sociali sempre più alti. Ne è segno quella drastica riduzione dei consumi, pensando anche alle scarse certezze del domani, che ci contrabbandano come successo della lotta all’inflazione.

Ecco perché ci sembra inutile ripensare alla revisione dell’organizzazione sul territorio: realtà come quelle di Terlizzi, con un numero di abitanti equivalenti ad un quartiere di una grossa città non possono avere centri di ascolto parrocchiali. E’ un lusso che non ci possiamo permettere e al tempo stesso uno spreco delle singole energie che possono essere meglio coordinate e sfruttate in un centro cittadino ben funzionante e aperto tutti i giorni della settimana. A parte il fatto che i presbiteri, parroci e diaconi, un ascolto ed un sostegno lo garantiscono a qualsiasi ora e da sempre, una centralizzazione delle richieste potrebbe prevenire le note disparità tra poveri “dritti” e poveri “ingenui”.  Un’unica ma autorevole rappresentatività inoltre potrebbe interloquire e trattare meglio con le istituzioni perché facciano quanto di loro competenza garantendo così i diritti spesso calpestati degli ultimi.

Riflettiamoci su, almeno un attimo. Non è tempo sprecato.

Giuseppe Gragnaniello

Sorgente: <a href="Esserci, dicembre 1997“>Santa Maria della Stella Terlizzi

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7 Responses

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