Esserci, aprile 1996

 

E’ Pasqua!

Pasqua… una parola magica che evoca realtà del cielo: è il passaggio di Dio in messo al suo popolo.

Quando gli antichi Ebrei celebravano la pasqua, essa era così ricca di senso che esprimeva molteplici realtà: la liberazione dalla schiavitù, l’alleanza attraverso i comandamenti, i grandi prodigi di Dio, l’essere popolo di Dio…

Per noi cristiani, accanto a questi significati, se ne è aggiunto un altro che li completa e dà un senso più alto: in Gesù risorto ogni uomo riceve la vita di Dio.

Perciò la Pasqua è più ricca di senso. Infatti, con il Consiglio Pastorale Parrocchiale, abbiamo pensato di vivere i venticinque anni della parrocchia attraverso una Missione Parrocchiale.

Essa vuol essere un avvenimento attraverso cui la nostra comunità riscopre il suo ruolo di fede all’interno di un territorio.

E’ un momento in cui gli occhi dei credenti sprizzano della gioia del Risorto, il cuore batte di felicità, la bocca pronunzia parole di speranza, le mani stringono quelle dei più scoraggiati. E’ cioè un momento in cui tutta la nostra persona vive e testimonia la fede in cui crede.

La Missione Parrocchiale nasce da una scoperta: Gesù è risorto e manda noi a recare questo lieto annuncio.

Essa si svolgerà in momenti diversi e, partendo dalla Pasqua, toccherà il suo culmine quando, alla fine dell’anno liturgico, verranno i missionari lungo le vie della parrocchia e nelle nostre case a parlarci di Cristo.

La Madonna, che ha vissuto con gli Apostoli l’esperienza del Risorto, possa donare a tutti noi la stessa gioia che ha provato lei.

don Franco

 

Vivere la spiritualità dell’attesa

C’è “una strada che da bambini sembra infinita, dove gli anni scorrono lenti e con passo lieve, così che nessuno nota la loro partenza. Si cammina placidamente … Non c’è proprio bisogno di affrettarsi … Ma ad un certo punto… ci si volta indietro e si vede che un cancello è stato sprangato alle spalle nostre chiudendo la via del ritorno. Allora si sente che qualcosa è cambiato…”.

In questo brano, dal Deserto dei Tartari di Dino Buzzati, è racchiuso, con esemplare vigore, il mistero del tempo che passa, o, meglio di un processo di crescita e di maturazione che ha proprio nel tempo la sua dimensione più autentica. Nel tempo che, sfuggendo spesso alla presa delle nostre fatiche organizzative, alle ansie del nostro fare, ci interpella sul vissuto trascorso e soprattutto su quello a venire.

La nostra parrocchia compie venticinque anni. E’ arrivato il momento di voltarsi indietro. E di vedere. Non solo di guardare. Di leggere o rileggere con occhi di fede le cose penultime alla luce di quelle ultime. Ma prima di tutto è giunto il momento di fermarsi a ringraziare.

Grazie. Grazie Signore dei meravigliosi doni che hai voluto fare a questa comunità parrocchiale. Se volessimo ripercorrere le tappe di questo cammino comunitario non avremmo abbastanza tempo per raccontarci tutto. E poi non ci sentiamo al riparo da vuoti di memoria che potrebbero minare l’autenticità della ricostruzione. La nostra storia è segnata dentro ciascuno di noi. Forse è più semplice tornare a guardarci negli occhi. O, forse, nei cuori.

E così rivedo la gratitudine per l’instancabile lavoro di don Peppino e suor Tarcisia. Rivedo i sussulti di gioia, nonostante la pioggia battente, che scandirono la posa della prima pietra del centro parrocchiale. Riascolto i fremiti di speranza che accompagnarono i primi campi-scuola, lo stupore e la curiosità per l’arrivo del nuovo parroco, don Franco.

Riesco a scorgere, in questo ideale percorso a ritroso nei cuori di ciascuno la vertigine dei cammini vocazionali germogliati nella parrocchia, quelli di consacrazione e quelli di vita matrimoniale.

E poi le gioie e le speranze agitate dalla visita pastorale di don Tonino. La fatica di un cammino sempre più impegnativo per tutti, grazie allo Spirito che suscitava in parrocchia nuove esperienze di vita di chiesa: i gruppi di Azione Cattolica, i gruppi famiglia, il gruppo di preghiera di Padre Pio.

E poi rivedo ancora gli entusiasmi celebrativi del gruppo liturgico, impegnato in un’opera sempre più feconda di coinvolgimento dei laici nelle celebrazioni, la sensibilità divulgativa del periodico a diffusione interna Esserci, la solerte attenzione al territorio della caritas parrocchiale, il gruppo dei catechisti.

E rivedo tanti altri scenari. Tanti volti. Anche quelli di quanti, dopo aver percorso un tratto di strada con noi, ci hanno preceduto nel Regno dei Cieli.

E allora, grazie Signore. Grazie perché, per quante volte ci siamo seduti a tavolino a programmare, altrettante sono state le sorprese; per quanti progetti, altrettanti gli imprevisti. E la percezione del provvidenziale sottrarsi degli eventi alla presa del nostro fare e del nostro progettare non è per noi occasione di bilanci in nero. No. Direi piuttosto che è occasione di affinamento della spiritualità dell’attesa.

Una spiritualità cioè che ci faccia comprendere che se non sei Tu, Signore, a costruire la casa, invano vi faticano i costruttori. Una spiritualità che ristabilisca l’assoluto primato della dimensione contemplativa, ossia della azione-contemplazione che ha in Te le sue sorgenti.

Il gesto scarno del viandante, il passo cadenzato del pellegrino che non sia espressione del vagabondare, né del girare a vuoto, ma che celebri una tensione vigilante centripeta, che cerchi un centro irradiante, un punto di orientamento.

Esigenza anche di povertà di spirito, per essere aperti alle Tue novità, all’ascolto perseverante della Tua Parola e del Tuo Silenzio per lasciarsi guidare.

E’ abbandono fiducioso. E’ solidarietà col compagno di viaggio e con i testimoni di una fede sempre più credibile e, per questo, sempre più esigente.

E mi pare, Signore, di risentire la voce dolcissima di un fratello che, a me che gli confessavo la difficoltà di un cammino comunitario credibile, propose un paragone fra il faticoso passo della comunità  e il silenzioso riprodursi della barriera corallina che, giorno dopo giorno, nonostante un’apparente immobilità, crea l’iridescenza di quelle meravigliose architetture che conosciamo. Era un fratello vescovo.

Marcello Marchese

 

Comunità “Madonna della Stella”…

Comunità “Madonna della Stella”, finalmente mi presento: mi chiamo Vincenzo ed ho 24 anni. Terminata la formazione in Seminario, il Vescovo ha pensato di mandarmi qui da te.

Perché proprio qui? Forse perché hai un prete che ha tanto da insegnare quanto a fede e vita, o perché c’è della gente con la volontà di andare avanti ed un’insaziabile voglia di dare senso stabile alla propria esistenza, e dei ragazzi che non smettono di sbagliare ma con dentro il coraggio irrefrenabile di continuare il cammino perché è troppo grande il desiderio di cambiare, o ancora perché il mio tirocinio doveva provarmi per poi approvarmi nella scelta definitiva.

Non ho grandi progetti, per ora uno: diventare “prete”, cioè anziano, non certo per gli anni ma – si spera – per l’avanzata età della fede e della testimonianza. Non ho tanti ideali, uno solo: Gesù Cristo, che scelgo di servire con umiltà e grande entusiasmo.

Non ho molto da dirvi, solo la parola di chi crede, perché vuole sperare in un mondo che sta cambiando; che vuole partire dagli ultimi per giungere ai primi, dai poveri per arrivare ai ricchi; un mondo che grida il suo tanto osannato ateismo e che, pur nelle sue più svariate contraddizioni, conserva nell’angolo oscuro di una strada senza uscita, ancora intatta, l’immagine di Gesù Cristo che guida e protegge la sua creatura.

Ideali utopici di un sognatore all’inizio di un viaggio? Desideri troppo grandi per diventare realtà tangibili?

Per nulla! Solo la certezza che le tenebre ormai si diradano e la luce irrompe nel buio. Nasce un giorno senza tramonto: è la Resurrezione del Mondo. Grazie per tutto quello che hai fatto e spero continuerai a fare per me. E auguriv per la tua vita.

Vincenzo Di Palo

 

8 marzo 1996 – Giornata della Donna

Donna: un universo in armonia. Questo il tema dell’incontro-dibattito organizzato dalla nostra Commissione cultura che si è tenuto il 7 marzo u.s. presso il Centro parrocchiale di Santa Maria della Stella.

L’incontro non ha avuto l’obiettivo di celebrare la Giornata della Donna in chiave polemica, ma ha puntato l’attenzione sulle diverse sfaccettature, sui diversi ruoli che la donna ha nella famiglia, nella professione, nella società.

Per dare un quadro concreto e veritiero di qual è il ruolo della donna oggi e di come ella si percepisce alla luce delle ultime conquiste sociali, politiche e giuridiche (vedi la legge sulla violenza sessuale) sono state invitate alcune donne rappresentative delle diverse condizioni di vita quotidiana:

-sig.na Clara Vitagliano, diplomata in cerca di prima occupazione;

-sig.ra Santina Di Bella, casalinga, moglie di un poliziotto;

-dott.ssa Raffaella De Vitis, medico chirurgo, aiuto di Pronto soccorso;

-sig.ra Rosa Chiapperini, lavoratrice pensionata, rientrata dal Norditalia;

-sig.ra Maria Bonaduce, pittrice;

-suor Franca, religiosa.

Il dialogo, sollecitato dalle domande dei due animatori, Benedetta Giurato e Vincenzo Gattulli, ha coinvolto anche il pubblico.

Da tutti gli interventi è emerso che ogni donna – casalinga, lavoratrice, artista o religiosa che sia – conosce ed è consapevole del proprio ruolo, diverso e specifico. Tale specificità nel quotidiano richiede ed impone alla donna notevoli sacrifici, per il suo prezioso ed insostituibile contributo al miglioramento della vita lavorativa della famiglia e del sociale. E’ stato sottolineato anche che bisogna prestare maggior attenzione all’educazione dei figli senza distinzione di sesso.

E’ stato ricordato, inoltre, che se la donna non può essere ammessa a celebrare il Sacrificio Eucaristico, perché tale ufficio è stato storicamente affidato all’uomo, non bisogna dimenticare che ella dovrebbe essere molto fiera di sé in quanto il Mistero dell’Incarnazione, ed in particolare l’annuncio della Resurrezione, nonostante la presenza degli Apostoli e di tanti discepoli, sono stati affidati esclusivamente a LEI.

Il dibattito, svoltosi in un’atmosfera serena, resa ancor più suggestiva per l’addobbo del palco con variopinte piantine fornite dal Vivaio Tempesta, si è concluso con l’auspicio ad approfondire ulteriormente in avvenire la tematica affrontata, con l’omaggio di mazzetti di mimosa offerti da un privato e con la degustazione di golosità della Nuova Rotonda. Arrivederci a presto!

Gli animatori Vincenzo Gattulli e Tina Giurato

 

Spesa sorriso: un bilancio 

Come si ricorderà l’avvento di carità quest’anno è stato caratterizzato, all’interno della nostra comunità, dall’operazione “SPESA SORRISO”. I salvadanai sistemati in tre supermercati, siti nell’area di pertinenza della parrocchia, hanno fruttato 582.600 lire (+ 70.000 lire di offerte varie, totale 652.000 lire).

Risultato discreto, che comunque non ha raggiunto l’obiettivo che ci eravamo proposti, e cioè che molte persone si facessero carico di sostenere chi si trovava in difficoltà economiche. Considerando il totale dei parrocchiani, si può dire che essi abbiano contribuito con poco più di cento lire a testa. Meno di una caramella ! Davvero poco. Basti ricordare che la soglia di povertà per una famiglia di quattro persone è oggi stimata con un reddito mensile di un milione e mezzo.

Fortunatamente l’intraprendenza del nostro diacono, Don Mario, ci ha permesso di incamerare altre 800 mila lire, provenienti da una lotteria di beneficenza organizzata all’interno della ditta in cui egli lavora.

Con parte delle risorse a disposizione si è provveduto all’acquisto di generi di prima necessità distribuiti già da prima di Natale a quanti ne avevano bisogno. E così si continua a fare, dato che, purtroppo, la richiesta è continua e pressante.

Mentre si ringrazia particolarmente chi è stato più sensibile, ci si augura che già  da questa quaresima il cuore di ciascuno si apra  al prossimo con maggior generosità.

Ora chiediamo qualcosa in più. Sono state distribuite in tutte le case delle buste che invitano a donare alla Caritas l’1% del proprio stipendio mensile. Per chi ha un reddito è davvero un piccolo sacrificio. Per chi non ha nulla può essere davvero tanto.

Giuseppe Gragnaniello

 

A Francesco Santeramo, Parrocchia S. Maria della Stella

Caro Francesco,

rispondo volentieri alla lettera “aperta” apparsa sul periodico parrocchiale “Esserci” dello scorso novembre.

Comprendo bene i disagi che attanagliano i nostri giovani costretti a fare i conti con la carenza degli “spazi” di socializzazione a cui tu fai riferimento.

Il problema, purtroppo, non è solo di codesta Parrocchia ma abbraccia un po’ tutta la comunità terlizzese.

E’ un problema, purtroppo, che affonda le radici nel passato remoto (e meno remoto) di gestioni amministrative poco oculate e/o poco sensibili verso l’opportunità di adeguate programmazioni in materia.

E’ un problema con cui, purtroppo, sono stato costretto a confrontarmi fin dai primi giorni del mio insediamento nella carica assessorile, ma che certo non ha frenato lo slancio e l’attivismo che hanno caratterizzato i settori di specifica competenza.

Lo sforzo di questa Giunta Comunale è proteso anche verso l’impegno a veder recuperati alla collettività alcuni contenitori culturali di fondamentale importanza per lo sviluppo della nostra città: la Pinacoteca De Napoli, il Teatro Millico, la Biblioteca Comunale, la Torre Normanna, i locali dell’ex Monastero di Sant’Anna e dell’ex Conservatorio dell’Immacolata Concezione.

Ma non solo di questi si tratta. Altre iniziative sono state nel frattempo mersse in cantiere e, quanto prima, lo speriamo tutti, avremo la possibilità di offrire nuovi spazi aperti alle esigenze della città. E’ opportuno pertanto avere un po’ di pazienza, giacché non è possibile né i tempi “lunghi” della burocrazia lo consentono, immaginare di risolvere in pochi mesi i tanti problemi in sala d’attesa ormai da troppi anni.

Per quanto riguarda infine le vostre esigenze specifiche connesse alla possibilità di utilizzare strutture scolastiche cittadine, rimango a disposizione per concordare insieme le soluzioni che di volta in volta mi verranno rappresentate nel concreto. Cordialmente.

Angelo D’Ambrosio, Assessore alla Cultura

 

 

 

 

 

Sorgente: <a href="Esserci, aprile 1996“>Santa Maria della Stella Terlizzi

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