Ai Parrocchiani della “Stella” di Terlizzi
Carissimi,
mi sarebbe piaciuto darvi gli auguri per i diciannove anni di vita della vostra comunità in un contesto più gioioso. Vedo, invece, che soffrite per questa incredibile dilatazione di tempi che sembra accorciare le vostre speranze.
Lentezze burocratiche e giochi di potere frenano gli entusiasmi della vostra generosità, al punto che a qualcuno vien voglia di pensare che non siete nati proprio sotto una buona stella.
Io, invece, oggi voglio dirvi che dobbiamo rimboccarci le maniche, stringere i denti e sostenerci a vicenda in questa presa di coscienza collettiva che ci fa affrontare i problemi comunitariamente.
Incalziamo le autorità, aiutiamole a prendere atto del disagio del quartiere, incoraggiamone i tentativi di soluzione. Con spirito evangelico improntato alla franchezza, alla verità, alla collaborazione.
Ma soprattutto, visto che i vostri problemi non sono soltanto di natura logistica, impegnatevi a crescere come popolo di Dio, ispirandovi alla logica delle beatitudini e aiutando la gente a vivere meglio.
Sono certo che, superato questo momento di travagli, e scavalcato l’arco di questa congiuntura un po’ buia, non tarderemo a scorgere sul nostro orizzonte comunitario la Stella del mattino.
Un grande augurio di pace.
+ don Tonino, vescovo
I nostri primi 19 anni con don Peppino
Sono stati anni pieni di frutti di ogni genere, grazie all’amore materno di Maria, nostra guida e condottiera.
Molte persone sono state arricchite di valori spirituali, ai quali si è data l’assoluta precedenza attraverso l’insistenza sul Vangelo conosciuto e vissuto.
Un merito particolare va dato a tutte le persone anziane: era commovente vederle sfidare intemperie, traffico difficile pur di essere presenti alla Celebrazione Eucaristica giornaliera, centro e irradiazione della vita cristiana in tutta la parrocchia.
Si è avuta una cura speciale per gli ammalati, portando a coloro che lo desideravano la SS. Eucarestia. Quante persone hanno concluso l’esistenza terrena nel totale abbandono a Dio, tanto da essere di edificazione e di esempio.
Solo l’amore verso Gesù Crocifisso e Abbandonato, il cui volto si è rivelato nella situazione di una Chiesa buia e nella necessità di costruire una comunità spiritualmente e materialmente, mi sostenne nell’accettare l’incarico di primo responsabile nel lontano 1971.
Dopo diciotto anni e mezzo di lavoro nascosto, ma intenso, mi è stata rivelata una nuova volontà di Dio, espressami dal Vescovo. Ho provato profondo dolore, smarrimento e sgomento, ma alla volontà di Dio non si poteva dire di no e, allora, risposi di sì.
Sono contento ora di servire la Chiesa nelle modalità che mi vengono indicate.
Sento il dovere di ringraziare tutti i parrocchiani per le preghiere, per l’affetto verso la mia persona: sono stato sempre accolto come fratello, partecipando molte volte alla loro mensa. Tutti avete collaborato alla realizzazione del piccolo Centro parrocchiale, con grande sacrificio, alle volte richiesto da me quasi con insistenza.
Ora come Canonico Penitenziere della Diocesi sono presente nella Cattedrale e nelle concattedrali, per pregare e per accogliere attraverso il sacramento della riconciliazione tanta gente bisognosa della misericordia di Dio. Rimango con voi come collaboratore e come amico.
A don Franco l’augurio fraterno di portare avanti questa comunità con grande saggezza e lungimiranza, perché sia unita e possa sempre meritare la presenza di Cristo, garanzia sicura per traguardi futuri sempre più radiosi.
Vi saluto tutti con gioia e riconoscenza.
don Peppino Barile
Don Franco ci presenta il nostro futuro
C’è un futuro per la parrocchia? Una domanda, questa, che attraversa di tanto in tanto i grandi studiosi delle cose della Chiesa. Io non sono all’altezza di questi grandi, ma vorrei anch’io riflettere sul futuro della parrocchia, a partire dalla nostra.
Preferisco giocare di fantasia e, anziché come un territorio, me la immagino come una persona e come tale io vedo in essa le stesse fasi evolutive che vive una persona durante la sua crescita. Essa è giovane: ha appena compiuto diciannove anni, ha superato da poco il periodo della fanciullezza, un periodo nel quale essa dipendeva dai suoi pastori, come un bambino dipende totalmente dai suoi genitori. Adesso essa vive il periodo dell’adolescenza, caratterizzato da uno sguardo teso, forse anche in maniera spasmodica, verso il futuro, con una voglia matta di essere matura, con il desiderio di non voler dipendere più da nessuno.
Come un’adolescente vive il presente ma non si ferma al presente, così questa nostra comunità sente il bisogno di crescere: la sua realtà non è il passato ma il futuro.
Ma l’età dell’adolescenza è anche l’età più difficile, è l’età dei sogni visti nel riverbero di una bolla di sapone, che al più piccolo tocco svaniscono, lasciando nel cuore un po’ di amarezza. E’ questo il rischio che si può correre dimenticando che il futuro si costruisce con i piccoli passi e che i grandi sogni hanno bisogno del sacrificio di tutti.
Ma l’età dell’adolescenza è anche l’età dell’amore, dell’apertura agli altri, della disponibilità più totale, della donazione senza compromessi.
Io sono convinto che partendo da questi sentimenti insiti in questa comunità e con l’aiuto dello Spirito Santo essa diventerà adulta e segnerà della sua orma la storia della Chiesa che cresce.
don Franco Vitagliano
Sorgente: <a href="Esserci, maggio 1990“>Santa Maria della Stella Terlizzi