Visita Pastorale di Mons. Cornacchia dal 16 al 19 gennaio 2020 – Presentazione

 

Un cammino di comunione

Tante sono state le domande in questi ultimi giorni circa il significato della visita pastorale del Vescovo. La risposta è sempre stata una e precisa: il Vescovo viene perché ama il suo popolo e desidera gioire con noi nella fede che professiamo, la fede in Gesù Cristo. ”Visitare è rendere vicino Colui che fa sussultare di gioia, è portare il conforto del Signore che compie grandi cose tra gli umili del suo popolo” (Papa Francesco). Siamo chiamati, pertanto, ad accogliere la presenza del Pastore che viene a confermarci nella fede, a rafforzarci nella speranza, a provocarci nella carità. Avrà modo di conoscerci nella nostra realtà quotidiana, con i nostri entusiasmi, i nostri limiti, le debolezze e le generosità che ci caratterizzano. Non nasconderemo le fatiche e le difficoltà, le incomprensioni e i nostri “passi lenti”. A volte facciamo fatica a trovare tempo per la nostra fede e dimostriamo di far fatica ad accoglierci perché, forse, ci lasciamo vincere dall’egoismo.

Vogliamo manifestare, al tempo stesso, alla sua presenza un grande bisogno di comunione: realtà che vorremmo fosse ancora più accresciuta ed in grado di estendersi all’intero territorio verso cui la parrocchia vuole aprirsi. Ci farebbe recuperare in termini più convinti lo stile di Chiesa missionaria pronta a proclamare e annunciare Cristo in un mondo che non lo conosce, non lo accetta e spesso lo combatte. Comunione che è spinta a realizzare una pastorale vera, autentica non rassegnata, lamentosa e ripiegata nei propri interessi. E’ presentare una comunità dove il servizio è regola d’oro, e non la voglia di primeggiare per esercitare un potere. Comunione che è dovere di fraternità, la più importante testimonianza che siamo chiamati a dare al mondo.  Continuare a crescere in quello stile di comunione che ci permetterà di essere sempre più credibili e sempre più capaci di affrontare quelle sfide che appartengono inevitabilmente alla comunità cristiana “in uscita”.

La visita pastorale, in tale contesto, non avrà ”una fine” ma “un fine”,  perché cercheremo di fare nostre le linee programmatiche e le indicazioni che ci saranno suggerite in modo tale da “camminare insieme”  per essere in comunione con il nostro Vescovo e con tutte le altre comunità parrocchiali.

A tutti, un buon cammino. don Nino

 

Con lo sguardo al domani

La Parrocchia più giovane, sia per costituzione sia per popolazione, oltre al nucleo storico, cioè le strade attorno a viale Roma e a viale dei Garofani, comprende sin dai primi anni ottanta una vasta area di espansione urbana (Chicoli) incentrata su viale Aldo Moro ed ora anche le nuove costruzioni lungo la strada per Sovereto. Tutto ciò l’ha fatta diventare oggi anche quella più numerosa. Chi è più anziano ricorda bene il non facile percorso che ha portato dalla piccola chiesa vecchia alla spaziosa chiesa nuova. Dopo il centro parrocchiale, legato alla memoria di Don Tonino Bello, si passò alla prima pietra del tempio, posta da Mons. Donato Negro e alla successiva consacrazione, celebrata dallo stesso Vescovo il 14 marzo 1999.

Purtroppo, molti di quelli che qui si stabiliscono restano legati alle parrocchie di provenienza, trascurando così la realtà ecclesiale in cui vivono. In una tal situazione, pur con tutto l’entusiasmo possibile, è complicato per lo stesso Parroco, don Nino Pastanella, ben coadiuvato dal Diacono Mario d’Elia, portare avanti un proficuo progetto di evangelizzazione. Restano affidate alla buona volontà dei pochi maggiormente disponibili le varie attività parrocchiali, tra cui spicca l’oratorio, di grande utilità per allontanare i ragazzi dalla strada. Bisogna però riconoscere che, col passare degli anni, in molti volontari affiora inevitabile la stanchezza per cui si impone un indispensabile ricambio.

Pur racchiudendo nel suo ambito le scuole, la banca, la stazione dei Carabinieri, la casa di riposo Don Grittani e la casa di preghiera Mons. Cagnetta, la “Stella” resta una chiesa di confine, che a suo tempo è stata vicina ai residenti nelle loro battaglie sociali. Una parrocchia povera di mezzi ma non di generosità verso chi ha bisogno, in particolare i migranti e quanti necessitino di attenzione, che guarda al domani, nella speranza che sempre più fedeli vorranno finalmente rispondere al sentito e costante invito del Parroco nel nome di Cristo Signore.

Giuseppe Gragnaniello

 

Parrocchia in uscita…

…che prende l’iniziativa

La comunità parrocchiale, convinta che l’annuncio della Parola debba essere al vertice dell’impegno pastorale, si spende generosamente nella catechesi e preparazione sacramentale dei fanciulli e dei ragazzi, così come nella formazione di giovani, giovanissimi, adulti, famiglie. Da tale convinzione nascono iniziative altamente formative come momenti di preghiera, esercizi spirituali, ritiri, campi scuola. Tuttavia, la comunità, intraprendente e coinvolgente, non riesce ancora a maturare che la Parola va annunciata, celebrata e testimoniata senza sconti, non solo attraverso quel che si dice ma soprattutto con quel che si fa nei gesti nel quotidiano.

Occorrerebbe passare dalla tentazione della retorica delle parole alla forza della eloquenza dei gesti, nella consapevolezza che non è più tempo di fare estemporanei e occasionali rattoppi, né di continuare a mettere toppe nuove su abiti vecchi e logori. Emerge l’urgenza di rispondere in modo nuovo, audace, creativo ed efficace alle innumerevoli situazioni che ci interpellano e attendono risposte ed interventi veloci e coraggiosi.

…che accompagna

La parrocchia esprime il suo slancio missionario nelle iniziative che intraprende nel territorio ma fa fatica ad abbandonare il comodo criterio del “si è sempre fatto così” (EG 33).

Gli operatori della pastorale mettono in campo, con spirito di abnegazione, tantissime energie i cui risultati, però, spesso non sono ad esse commisurati. Sempre più di frequente si è assaliti dal dubbio. Forse che non dimoriamo ancora nel mondo, non lo abitiamo consapevolmente, non sappiamo parlare agli uomini di oggi? Il nostro linguaggio pastorale risulta incomprensibile?

Certo è che si vorrebbe parlare al cuore e alle menti dei parrocchiani “lontani” con il linguaggio idoneo, con un vocabolario, un codice espressivo adatto ai nostri tempi perché, come scriveva don Tonino, “è un problema grosso che investe l’omelia, la catechesi e qualsiasi tipo di approccio pastorale scritto e orale”.

…che fruttifica

La Comunità, sensibile e attenta ai bisogni dei fratelli, si fa compagna di chi è solo moralmente, socialmente, materialmente, convinta che l’impegno prioritario consista nel disseminare “la pratica dell’amore che è l’occhio che fa vedere i poveri, antichi e nuovi”. E’ la Carità il banco di prova.

L’aver maturato la dimensione missionaria impegna costantemente la comunità parrocchiale a non indugiare e a non fermarsi ad autocontemplarsi e ad autocompiacersi nel cenacolo, tutta presa e assorbita da urgenze ed esigenze privatistiche, ma la induce “a tenere la porta aperta sulla pubblica piazza” mentre celebra l’Eucarestia.

L’accoglienza delle copiose indicazioni che provengono dai nostri Pastori porta la comunità a fare della Parrocchia ”il luogo pericoloso dove si fa “memoria eversiva” della Parola di Dio, “chiamati ad una nuova uscita missionaria”.

…che fa festa

Attorno alla Parola e all’Eucarestia, nella festa domenicale, la comunità esprime anche la comunione di intenti e sostiene tutte le occasioni di convivialità fraterna.

Nella Di Molfetta 

 

Arte in parrocchia: il simulacro della Vergine Maria

Maria, Stella del Mare

Ave Maris Stella: è il primo pensiero e saluto alla Vergine che annuncia il Sole che sorge, rivolto dai contadini e giornalieri che si inoltravano, prima dell’alba, al duro lavoro nei campi. Ed era il saluto della sera, quando, a sole tramontato, facevano ritorno a casa. Si narra che una immagine della Madonna era stata portata a Terlizzi da un pellegrino e, allocata in una capellina sorta fuori dalle mura, nel punto dove la via si biforcava per Giovinazzo e Bitonto, era divenuta meta di particolare venerazione. Certo è, invece, che agli inizi del 1600 una cappella, di patronato della nobile famiglia spagnola dei de Paù custodiva una antica immagine dipinta sul muro, raffigurante la Vergine con il Bambino. Sulla fronte della Madonna era ben visibile una grande stella, come nella diffusa iconografia orientale, a simboleggiare la verginità della Mater Dei. Il culto alla Madonna della Stella venne rinverdito ad inizi Ottocento quando persone di varia estrazione sociale, ma soprattutto contadini, si riunirono in confraternita (1822) per il culto e l’esercizio delle opere di carità, queste ultime dirette sia agli associati che ai poveri ed ammalati della città. Rientra nella cura e ampliamento della chiesa la realizzazione della statua della Madonna della Stella, commissionata dai confratelli allo scultore terlizzese Giuseppe Volpe (1796-1876) che la realizzò nel 1828.

L’immagine fu scolpita secondo i desideri e le indicazioni dei confratelli, consacrati in un atto pubblico rogato dal notaio Francesco Tangari: si raffigura “la Vergine Santissima con il Bambino e angeli”, “tenendo alla sinistra il Bambino Gesù, e la destra in atto supplichevole di raccomandargli il popolo”. Un’opera riuscita, di grande impatto emotivo e devozionale, ancora oggi oggetto di particolare venerazione, specie a maggio, mese mariano.

Intanto il piccolo sacello, accanto al quale a metà Ottocento sorse il tempietto neogotico del “Calvario”, fu ampliato nel 1929 e sul nuovo altare, ormai scomparsa la vecchia immagine dipinta, entro apposita nicchia ornata da pregevoli bassorilievi lapidei di reimpiego, fu intronizzata la statua. Altri lavori riguardarono la chiesa quando essa, ormai al centro di un nuovo quartiere, fu elevata a parrocchia da mons. Settimio Todisco (1971).

Franco di Palo

 

 

 

 

Sorgente: <a href="Visita Pastorale di Mons. Cornacchia dal 16 al 19 gennaio 2020 – Presentazione“>Santa Maria della Stella Terlizzi

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